Se le epidemie hanno segnato il corso di ogni civiltà, ci sono società o epoche che, a uno sguardo d’insieme, sembrano aver sofferto meno di altre gli effetti della diffusione di agenti patogeni, o che addirittura si sono illuse di poter debellare definitivamente o controllare le malattie infettive, grazie ai progressi delle conoscenze mediche e delle pratiche sanitarie.
Confrontato con i tre-quattro secoli precedenti – durante i quali l’Europa fu sconvolta per larghi tratti da molteplici epidemie, spesso virulente e capaci di colpire in una stessa ondata territori molto distanti, decimandone la popolazione – il secolo XVIII sembra caratterizzato da un progressivo esaurimento delle grandi ondate epidemiche, dall’accensione di focolai localizzati che le autorità riuscirono a contenere, dalla diffusione di morbi meno letali o contagiosi.
Nondimeno il fantasma della peste e di altre malattie infettive continuò ad aleggiare sull’Europa del Settecento, così come su altre aree del mondo, talora materializzandosi in crisi sanitarie che localmente produssero elevata mortalità, come avvenne ad esempio in Provenza, a Messina e in diverse aree del Mediterraneo orientale. E d’altra parte, mentre i saperi medici e naturalistici sviluppavano conoscenze e trattamenti che in alcuni casi si rivelarono efficaci nel contrasto al contagio, le istituzioni pubbliche di diversi Stati si mostrarono capaci di controllare tali esplosioni attraverso l’affinamento di pratiche sanitarie preventive e di contenimento; nel corso del secolo fu prodotta una legislazione sempre più articolata, pervasiva ancorché spesso ridondante e intricata, affidata a magistrature centrali e locali, per mettere al riparo i movimenti di uomini e merci dal rischio di contagio, mentre le reti informative s’infittirono e s’irrobustirono al fine di captare i segnali di possibili minacce alla pubblica salute.
Insomma, anche nel secolo dei Lumi il rischio di crisi epidemiche e le loro occasionali manifestazioni influenzarono pesantemente la vita politica, sociale, economica e culturale delle società europee ed extraeuropee.
Diciottesimo secolo invita gli studiosi a riflettere sulle conseguenze che le esplosioni epidemiche, o la necessità di contenerne il rischio, hanno avuto sullo sviluppo delle istituzioni politiche e le relazioni sociali, sulla produzione normativa e le attività di controllo, sull’andamento dei commerci, sui rapporti di forza tra potenze concorrenti, sui progressi delle teorie e delle pratiche mediche, sul pensiero scientifico e filosofico, sulla pianificazione urbana e la progettazione architettonica, sulla vita religiosa e le pratiche devozionali, nonché sulle forme in cui esse furono rappresentate nelle diverse sfere della produzione artistica, dalla narrativa alla poesia, dalle rappresentazioni teatrali e musicali alle arti figurative, in Europa così come in altre aree del globo.
Oltre al Dossier monografico dedicato a Le emergenze sanitarie nel XVIII secolo, il numero VI/2021 di “Diciottesimo Secolo” prevede tre ulteriori sezioni: “Saggi”, “Note critiche”, “Recensioni”. Le proposte delle sezioni “Saggi” e “Dossier” sono sottoposte a double blind peer review.
La scadenza per l’invio di proposte è fissata al 31 dicembre 2020. La lunghezza dei testi non dovrà superare i seguenti numeri di battute (note e spazi inclusi):
Saggi e Dossier: 50.000 battute;
Note critiche 25.000 battute;
Recensioni 10.000 battute.
I contributi devono essere spediti a questo indirizzo: diciottesimosecolo@sissd.it unitamente a un breve Curriculum Vitae del proponente.
I testi potranno essere redatti, oltre che in italiano, anche in inglese e in francese.
Le proposte per le sezioni “Saggi” e “Dossier” dovranno essere accompagnati da un abstract in lingua inglese (max 600 battute, spazi inclusi), e dall’indicazione di cinque keywords in inglese.