Deadline 15 Feb 2021

La Città

 Call for paper n.1/2021 

La rivista indice una call per la preparazione del prossimo numero dal titolo: “La Città”. 

Nel sesto canto del Purgatorio a Virgilio è sufficiente una parola, il nome della propria città, a risvegliare l’anima solitaria di Sordello. “Mantüa…”, e i due si riconoscono figli della stessa terra, e l’un l’altro si abbracciano. Una parola, una gioia che immediatamente sfocia in dolore nella celebre invettiva dantesca: “Ahi serva Italia, di dolore ostello,/ nave sanza nocchiere in gran tempesta,/ non donna di provincie, ma bordello!”. Un dolore che si farà preghiera nei versi dell’Italia mia del Petrarca e che si protrarrà vivo, nei secoli, almeno fino All’Italia di Leopardi, che nel 1818, in occasione della decisione della Città di Firenze di erigere un monumento al suo sommo poeta, nella canzone Sopra il monumento di Dante scrive: 

Volgiti indietro, e guarda, o patria mia,
quella schiera infinita d’immortali,
e piangi e di te stessa ti disdegna;
ché se non piangi, ogni speranza è stolta:
volgiti e ti vergogna e ti riscuoti,
e ti punga una volta
pensier de gli avi nostri e de’ nipoti.

Che sia ancora oggi necessario, alle città italiane e europee, quel volgersi indietro e quel piangere? Quel piangere che non rimpiange ma scuote gli animi dal torpore e pianta il seme della più tenace speranza? Quel volgersi alla “schiera di infiniti immortali”, che son uomini e son fabbriche, e quel vergognarsi, e pungersi per prontamente mettere mano alle “piaghe mortali” che già il Petrarca vedeva oscurare il futuro del corpo interiore e esteriore delle nostre città, così indissolubilmente legato agli uomini che lo abitano e agli artefici illustri che con parole, pietra e mattoni lo hanno edificato? 

Tornare a riflettere sul tema della città, in particolare sul carattere della città italiana e europea, significa tornare ad occuparsi di ciò che rende Virgilio e Sordello fratelli, nondimeno costituisce un’occasione d’indagine sul significato odierno delle nostre città che magari potrà offrire futuro riscatto dalle discontinuità che le affliggono. 

In giorni in cui civitas e urbs, ovvero anima e corpo delle città del Vecchio Continente sono duramente attaccate e messe alla prova, è proprio all’interno di quella peculiare attitudine dell’architettura europea di ‘fare città’, cioè di esprimere e di dettare la nostra identità e la nostra misura coi suoi edifici ed il loro riunirsi intorno a vuoti ben definiti, che potrebbe risiedere un antidoto contro ciò che oggi come ieri quella identità e quella misura sembra voler sgretolare. 

Ferma l’intenzione di coniugare “avanzamento e senso della storia” (Galimberti), le riflessioni proposte potranno concernere temi della città europea storica, moderna e contemporanea, nondimeno gli ‘echi’ nel mondo delle secolari pratiche che hanno eretto tali città come esemplari ‘città dell’uomo’, armoniose comunità di persone, spazi ed edifici che costituiscono oggi i più assennati argini alle livellanti forze della ‘città fluida’. 

La presente call è finalizzata all’acquisizione di saggi e contributi di ricerca inediti che esplorino i temi presentati attraverso uno o più esempi particolarmente significativi di architetture e spazi urbani, osservati con la lente di un pensiero critico originale e rigoroso. 

Per partecipare è necessario inviare un breve CV (massimo 1.000 caratteri) e un abstract di 2.000 caratteri corredato da immagini. 

Le proposte devono essere inviate in italiano o in inglese entro il 15 febbraio 2021 allindirizzo firenzearchitettura@dida.unifi.it. 

Entro il 2 marzo sarà comunicato l’esito della selezione, tuttavia l’accettazione definitiva del paper è subordinata all’esito della peer-review. Il paper finale, insieme a un abstract di 400 caratteri, dovrà essere inderogabilmente inviato entro il 23 aprile 2020. 

Sarà cura dell’autore redigere il proprio contributo seguendo le norme editoriali della rivista e fornire le immagini di corredo al testo con la relativa autorizzazione alla pubblicazione. Le immagini devono essere preferibilmente costituite da materiale di archivio o da fotografie d’autore.